C’era una volta, secondo una leggenda Azteca, una principessa, moglie di un sovrano impegnato in una battaglia. Era l’unica del regno a sapere dov’erano custodite le ricchezze del trono e difendeva il segreto a costo della vita; ma i nemici del sovrano bramavano quel tesoro e così la uccisero. Da quel sacrificio, si racconta, nacque la pianta del cacao: la principessa rivive nei suoi semi amari, forti come le virtù della giovane sposa e così preziosi che la bevanda ricavata venne battezzata “bevanda degli dei”.

La storia del cioccolato, una favola dolcissima

Cristoforo Colombo, prima, e il conquistador spagnolo Hernan Cortes, poi, scoprono la pianta del cacao nelle Americhe e portano quei semi preziosi in Europa. Da una regione del Messico governata dagli Aztechi arriva una bevanda prelibata, magari aromatizzata con la vaniglia, il peperoncino, la cannella. Un sapore che, attorno al 1600, invade l’Europa: Italia, Belgio, Germania, Svizzera, oppure Inghilterra, dove fioriscono le prime Chocolate House solo per le classi più ricche, qui per sorseggiare un piacere molto costoso. L’oro degli dei seduce anche medici e farmacisti che trovano nei semi di cacao delle miracolose proprietà come quella di allungare la vita.

Ricercata ed esotica, la nuova bevanda, nel Settecento, ora più accessibile e servita anche calda, è l’occasione d’incontro della società moderna. Nascono salotti, monasteri, drogherie o botteghe dove si serviranno i primi blocchetti a base di cacao. La consacrazione arriva agli inizi dell’Ottocento: un nuovo processo produttivo divide la pasta dal burro di cacao (il grasso contenuto nei semi). Cosa rimane? La polvere di cacao. L’estrazione o l’aggiunta del burro di cacao nelle dosi desiderate consente di ottenere una consistenza mai raggiunta prima e l’oro degli dei, adesso, diventa una golosa svolta anche da mordere, non più solo da bere. Tutto il resto, è la storia di ciò che da sempre ci addolcisce la vita.